Commissione nazionale per la prevenzione della tortura: primo rapporto di attività

Berna. Oggi la Commissione nazionale per la prevenzione della tortura (CNPT) ha pubblicato il primo rapporto di attività, nel quale illustra le sfide incontrate nel corso del 2010. Al centro dei lavori, l’avvio di un dialogo con le autorità e i servizi interessati.

Istituita dal Consiglio federale per attuare il Protocollo facoltativo alla Convenzione dell’ONU contro la tortura, la Commissione si compone di specialisti nel campo della medicina, della psichiatria, del diritto, della polizia e dell’esecuzione delle pene. È operativa dal 1° gennaio 2010 e da allora verifica a intervalli regolari la situazione delle persone private della libertà.

La verifica regolare dei regimi di detenzione e le raccomandazioni che ne derivano vanno a beneficio delle persone private della libertà. Anche i responsabili degli istituti interessati traggono vantaggio del giudizio neutrale da parte di organismi estranei all’amministrazione cantonale o federale. Le proposte e le direttive uniformi contribuiscono ad armonizzare l’esecuzione cantonale delle pene e delle misure su scala nazionale.

Dialogo con le autorità cantonali

Nel primo anno di attività l’accento era posto sull’informazione in merito ai compiti e alle competenze della Commissione, che in tal modo ha potuto avviare il dialogo con le autorità interessate. Agli occhi della Commissione si prospetta sin d’ora un’ottima collaborazione. Taluni hanno addirittura auspicato che la Commissione intervenga attivamente anche nel pianificare l’esecuzione delle pene, ad esempio commentando i progetti di legge o di regolamenti cantonali.

Sfide e sguardo al futuro

Per l’anno corrente, la Commissione rivolge particolare attenzione alle condizioni di detenzione e di rinvio forzato degli stranieri illegali, talvolta sottoposti a regimi più severi dei detenuti regolari o in custodia preventiva, sebbene la loro sia una semplice carcerazione amministrativa. La circostanza merita di essere approfondita.

Costituiscono una sfida anche le modeste risorse finanziarie: i fondi a disposizione non sono sufficienti per effettuare i venti/trenta sopralluoghi previsti. In futuro la Commissione intende controllare in maggiore misura l’internamento e l’applicazione delle misure terapeutiche stazionarie nei penitenziari, al fine di integrare con un’analisi approfondita le osservazioni fatte nel 2010.

Ultima modifica 30.06.2011

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